Incentivi alle fonti rinnovabili diverse dal fotovoltaico 2015

parco eolico 2

Annunciato dal Ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi nel corso di un’audizione in Senato, il decreto riguardante gli incentivi alle fonti rinnovabili diverse dal fotovoltaico ha incontrato una pioggia di critiche da parte delle associazioni del settore e degli ambientalisti.

Qui il testo completo.

Stando al contatore GSE del “costo indicativo cumulato annuo degli incentivi” riconosciuti agli impianti alimentati da fonti rinnovabili diversi da quelli fotovoltaici, siamo agli sgoccioli: con 5,747 miliardi di euro (dato aggiornato al 31 maggio 2015), si avvicina il raggiungimento del tetto dei 5,8 miliardi di euro, stabilito con il precedente decreto del 6 luglio 2012 (in attuazione dell’art. 24 del del d.lgs. 28/2011).

Il Ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi ha annunciato novità in tal senso a fine maggio, nel corso di un’audizione in Senato: intenzione del dicastero è emanare un nuovo decreto per incentivare le rinnovabili diverse dal fotovoltaico.

La prima bozza messa a punto dal Mise del decreto Incentivi alle fonti rinnovabili diverse dal fotovoltaico 2015

Resta il tetto di 5,8 miliardi di euro stabilito con nel decreto del 2012, ma vengono aggiornate le modalità di calcolo.

Possono accedere ai meccanismi di incentivazione, previa iscrizione negli appositi registri:

  • gli impianti nuovi, integralmente ricostruiti, riattivati, se la relativa potenza non è superiore alla potenza di soglia,
  • gli impianti ibridi, la cui potenza complessiva non è superiore al valore di soglia della fonte rinnovabile impiegata,
  • gli impianti oggetto di un intervento di rifacimento totale o parziale, nei limiti di contingenti,
  • gli impianti oggetto di un intervento di potenziamento, qualora la differenza tra il valore della potenza dopo l’intervento e quello della potenza prima dell’intervento non sia superiore al valore di soglia vigente per impianti alimentati dalla stessa fonte.

Il decreto fissa inoltre i contingenti di potenza per i registri:

  • Eolico onshore: 60 MW,
  • Idroelettrico: 80 MW,
  • Geotermoelettrico: 20 MW,
  • Biomasse e Biogas: 112 MW,
  • Oceanica (comprese maree e moto ondoso): 6 MW,
  • Solare termodinamico: 10 MW.

per le aste:

  • Eolico onshore: 700 MW,
  • Solare termodinamico: 110 MW,

e per i rifacimenti (gli incentivi ai rifacimenti saranno assegnati con le modalità previste per i registri e non più per le aste, come prevedeva invece il decreto del 2012):

  • Eolico onshore 40 MW,
  • Idroelettrico: 30 MW,
  • Geotermoelettrico: 20 MW,
  • Biomasse: 50 MW.

Il testo indica anche un contingente massimo di 135 MW per le centrali a biomasse da riconversione degli ex zuccherifici, riservato a chi abbia ottenuto l’autorizzazione al 5 febbraio 2014. Esclusi dall’accesso agli incentivi gli impianti alimentati dalla sansa vergine di oliva.

Il testo prevede poi la pubblicazione di due bandi: il primo per richiedere al GSE l’iscrizione al registro informatico relativo alla fonte e alla tipologia di appartenenza dell’impianto; il secondo per la partecipazione aprocedure pubbliche d’asta al ribasso, svolte in forma telematica, per la definizione del livello di incentivazione dell’energia elettrica prodotta.

Le critiche al decreto Incentivi alle fonti rinnovabili diverse dal fotovoltaico 2015

Il testo messo a punto dal Mise, però, non ha incontrato il favore delle associazioni del settore, né agli ambientalisti.

AssoRinnovabili. “La bozza di decreto sugli incentivi alle rinnovabili elettriche non fotovoltaiche non appare, purtroppo, sufficiente a garantire un quadro di ulteriore sviluppo per il settore”. Chiara sin da subito la posizione dell’associazione italiana dei produttori, dell’industria e dei servizi per le energie rinnovabili.

“Ciò premesso, il testo contiene alcuni elementi positivi come, ad esempio, la possibilità di accedere alle tariffe del decreto del 6 luglio 2012 per gli impianti che entreranno in esercizio entro un anno dall’uscita del nuovo decreto, il riconoscimento del primo criterio di priorità per gli impianti risultati idonei ma esclusi dai registri precedenti per esaurimento dei contingenti, e ancora i principi individuati in tema di manutenzioni”.

Ciò detto, la bozza presenta molti difetti. Fra i principali, l’orizzonte temporale molto breve, limitato a dicembre 2016, che “non permette agli operatori di programmare adeguatamente gli investimenti, peraltro aggravato dal raggiungimento ormai prossimo del tetto dei 5,8 miliardi di euro”. Inoltre, l’associazione critica la riduzione dei contingenti incentivabili, talmente esigui da non sanare nemmeno tutte le istanze risultate idonee ma non ammesse ai registri precedenti, e il taglio drastico degli incentivi, in particolare per i piccoli impianti (fino al 40% in meno al mini eolico, fino al 18% in meno per il mini idroelettrico e fino al 17% per i piccoli impianti a biomasse e biogas).

Il rischio paventato da Assorinnovabili è che “si assisterà, di fatto, al blocco di un settore che ha generato occupazione, senza contare i benefici apportati all’ambiente e alla nostra salute e che, non ultimo, ci ha resi più indipendenti dai produttori di energia da fonti fossili”.

Anev. Anche l’associazione nazionale dell’eolico ha da ridire sul ddecreto: “non consentirà, con i contingenti previsti, di raggiungere i livelli individuati per l’eolico, riducendo il contributo che tale fonte può dare in termini di riduzione della CO2 e di contenimento dei cambiamenti climatici”.

“Infatti, a fronte dell’installato eolico di 8.665 MW al dicembre 2014, con il contingente annuo previsto dal decreto per le aste non si arriverà alla quota prevista dal Piano di azione nazionale, che implicherebbe un contingente di almeno 800 MW annui fino al 2020”, si legge in una nota diffusa da Anev.

Coordinamento Free. Critiche cui si allinea il Coordinamento Free,portavoce di oltre 30 associazioni di settore, che denuncia le “carenze del provvedimento” e la visione limitata del Governo: rischia di far perdere all’Italia il ruolo di leadership acquisito negli anni scorsi in Europa sul fronte delle energie rinnovabili, si legge in una nota. Il punto “non è solo che ci siano le risorse sufficienti, ma che si riescano a spendere entro dicembre del 2016”, dichiara Gianni Silvestrini, presidente del coordinamento.

Agrinsieme. “Poter continuare a utilizzare negli impianti a biogas la sansa umida proveniente dai frantoi con lavorazione a due fasi, e contingenti più elevati per il settore delle biomasse e del biogas. Sono alcune delle richieste di modifica del decreto presentate da Agrinsieme, ilcoordinamento che riunisce Cia, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle cooperative agroalimentari.

“La bozza del decreto prevede un severo taglio alle tariffe incentivantiper l’energia elettrica prodotta da fonti non fotovoltaiche. In particolare per biogas e biomasse gli incentivi proposti sono drasticamente ridotti rispetto al precedente decreto, a tal punto da pregiudicare nel prossimo futuro ogni possibilità di sviluppo di questo settore”, nota il presidente di Agrinsieme Dino Scanavino.

Legambiente. “Tagli agli incentivi per l’eolico destinati ai piccoli impianti e per il mini idroelettrico. Stop per l’eolico offshore in Italia. Al contrario, nessun taglio agli incentivi per i rifiuti da bruciare negli inceneritori. Addirittura per le biomasse bruciate nei vecchi zuccherifici sono previsti 135 MW di nuovi impianti con tariffe garantite per vent’anni e una spesa complessiva di 5 miliardi di euro da pagare in bolletta”. Così l’associazione ambientalista boccia il decreto sugli incentivi alle rinnovabili non fotovoltaiche.

Un green act al contrario”, commenta il vicepresidente di LegambienteEdoardo Zanchini, secondo cui “il futuro delle rinnovabili è nellagenerazione distribuita, che questo decreto penalizza, e nello stop agli incentivi per mega impianti a biomasse e inceneritori, che invece vengono generosamente foraggiati”.