Energia e ambiente, chi sono i ministri più coinvolti nel governo Draghi

Chi sono i ministri del governo Draghi che più di tutti dovranno occuparsi di temi energetici e ambientali?

In cima alla lista c’è Roberto Cingolani, a capo del nuovo dicastero della Transizione ecologica (ex ministero dell’Ambiente) di cui abbiamo parlato in questo articolo: Un ministero della transizione che parte in salita.

Ricordiamo che il nuovo ministero assorbirà le materie energetiche che rientravano nella sfera del MiSE: dalla gestione del Superbonus per gli interventi di riqualificazione energetica,  agli incentivi alle rinnovabili, fino alla regolamentazione del sistema elettrico con tanti aspetti anche controversi (pensiamo al capacity market e al ruolo del gas vs le rinnovabili).

Cingolani è un fisico e docente universitario; è stato responsabile dell’innovazione tecnologica di Leonardo (ex Finmeccanica) dopo aver ricoperto, dal 2005 al 2019, la carica di direttore scientifico dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) di Genova.

A dicembre 2015 gli è stato assegnato il Premio Roma per la Scienza e nel 2016 ha lavorato alla creazione dello Human Technopole di Milano. Per quanto riguarda la carriera universitaria, è stato professore associato (fino al 1999) e poi ordinario di fisica generale all’Università del Salento, dove ha fondato e diretto il laboratorio nazionale di nano-tecnologie a Lecce. Ha insegnato anche a Tokyo e negli Stati Uniti.

Il nome di Cingolani sarebbe stato fatto a Draghi anche da Beppe Grillo, ma il nuovo ministro, la cui gestione dell’Iit non è stata esente da critiche, sembra essere in buoni rapporti con varie parti politiche: è intervenuto a diverse edizioni della Leopolda renziana, ha partecipato a incontri del think tank di Enrico Letta VeDrò, al meeting di Rimini di Comunione e Liberazione e al convegno organizzato da Davide Casaleggio “Sum#02 – Capire il futuro”, mentre dal 2020 è membro del Comitato di esperti in materia economica e sociale, istituito dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, per fronteggiare la cosiddetta “fase 2” dell’emergenza legata al Covid-19.

Sulle rinnovabili, si spera abbia una visione più aggiornata e articolata rispetto a quanto emerge da recenti interviste come quella pubblicata lo scorso 5 febbraio dal magazine Eni WE, in cui, tra le altre cose, afferma che il fotovoltaico “se non ci fossero incentivi di Stato, avrebbe scarso successo perché ha un costo per watt ancora troppo elevato. È bello, rinnovabile, ma ancora troppo caro.”

Di seguito un riepilogo delle altre posizioni-chiave per quanto riguarda energia e clima, partendo da Stefano Patuanelli (M5S), che nel governo Conte-bis ha guidato il ministero dello Sviluppo economico per poi essere assegnato da Draghi alle Politiche agricole (al posto di Teresa Bellanova).

Patuanelli, ricordiamo, è stato tra i maggiori sostenitori del Superbonus 110% in edilizia.

Sono tante le questioni energetiche e ambientali che possono ricadere sotto l’ombrello delle Politiche agricole, pensiamo ad esempio alla spinta delle associazioni delle rinnovabili per sbloccare le installazioni fotovoltaiche sui terreni agricoli e alle potenzialità dell’agro-fotovoltaico con impianti solari che permettono allo stesso tempo di produrre energia e coltivare il suolo, essendo installati a maggiore altezza da terra.

E poi: sostegno alla filiera del biogas-biometano, tutela della biodiversità, promozione di pratiche agricole cosiddette “rigenerative” a basso impatto ambientale.

Allo Sviluppo economico invece è andato Giancarlo Giorgetti, vicesegretario generale della Lega; nel primo governo Conte era stato sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, poi sostituito da Riccardo Fraccaro nel Conte-bis.

Il nuovo ministro dei Trasporti è Enrico Giovannini (sostituisce Paola De Micheli).

Giovannini è un tecnico: economista, statistico, presidente dell’Istat tra 2009 e 2013, ministro del Lavoro nel governo Letta (2013-2014), è anche co-fondatore e portavoce dell’Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS).

Proprio Giovannini, come portavoce dell’ASviS, in una recente audizione alla Camera ha messo in luce le mancanze del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e anche del Piano nazionale su energia e clima (Pniec), soprattutto lo scarso allineamento di tali piani con il Green Deal europeo e i nuovi obiettivi Ue per il taglio delle emissioni al 2030.

Insomma è probabile che le istanze ambientali, in particolare in tema di mobilità sostenibile (ricordiamo ad esempio la necessità di accelerare la realizzazione di infrastrutture di ricarica per i veicoli elettrici), trovino in Giovannini un interlocutore di riferimento nell’ambito del nuovo governo.

Un altro tecnico è stato assegnato al ministero dell’Economia: è Daniele Franco (sostituisce Roberto Gualtieri), economista e banchiere, direttore generale della Banca d’Italia dal 2020, è stato anche Ragioniere generale dello Stato tra 2013 e 2019.

Da citare infine, tra i ministri senza portafoglio, Vittorio Colao, a capo del nuovo dicastero per Innovazione tecnologica e transizione digitale.

Colao è un manager (ex amministratore delegato di Vodafone e di Rcs MediaGroup), formatosi all’Università Bocconi e ad Harvard.

Ad aprile 2020 era stato designato dal governo Conte II a guidare la task-force per la ripresa economica post-Covid; nel piano presentato dal gruppo di esperti da lui presieduto, cosiddetto “piano Colao”, c’erano diversi punti su energia e ambiente, come la riduzione dei tempi per autorizzare nuovi impianti a fonti rinnovabili e per sbloccare gli interventi di repowering, oltre al suggerimento di istituire una nuova fiscalità energetica con una carbon tax.

Va detto che la transizione digitale, insieme al Green Deal, è un altro asse portante della politica Ue per la ripresa economica dopo la pandemia, quindi il ministero di Colao potrebbe assumere un ruolo di rilievo nel governo Draghi.

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Source: Qualenergia.it

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